sfinge testa di morto

Acherontia atropos

L'espressione "testa di morto" è dovuta a una macchia biancastra con due puntini neri, sul lato dorsale del torace che ricorda la forma di un teschio. Il nome scientifico rincara la dose con i nomi  Acheronte (fiume degli Inferi) Atropo (una delle  tre Moire).
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È talmente golosa di miele che capita che ne ingurgiti in quantità eccessive, tanto da non riuscire poi a lasciare l'alveare e da finire quindi soffocata da un gruppo compatto di api, che ricoprono il suo cadavere con della propoli per evitare che la decomposizione porti infezioni nell'alveare.  I danni inflitti alle colonie di api sono molto ridotti in Europa, dal momento che questa falena è divenuta molto rara, vittima degli insetticidi. In Africa invece, dove questa specie è ancora molto diffusa, la predazione degli alveari rappresenta un problema reale per l'apicoltura. La falena viene attaccata dalle api di guardia all'entrata dell'alveare, ma la sua folta peluria, la cuticola 
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 spessa e la resistenza al veleno che ha sviluppato le consentono di accedere al favo facendosi largo con saltelli e col movimento vibratorio delle sue ali. Una volta dentro si sposta indisturbata perché è in grado di diventare chimicamente invisibile alle api, cioè di produrre molecole chimiche che mimano gli acidi grassi cutanei emessi da questi Imenotteri, confondendosi quindi con essi.
È l'unica farfalla al mondo capace di produrre un grido con la faringe. Alla sfinge piace anche la dature.